Breve guida allo Yoga
Per iniziare una pratica con consapevolezza e con la giusta cura.
Qualunque sia il motivo che ti ha portato qui ad iniziare un corso di yoga, è un buon motivo, anche la semplice curiosità e se saprai entrare in questo mondo con la giusta attenzione ti assicuro che troverai molti altri motivi per cui continuare, che magari non avresti nemmeno immaginato. Come ci suggerisce il maestro zen Suzuki-Roshi nel titolo di uno dei suoi libri più famosi, “Mente zen, mente di principiante”, è necessario iniziare con una mente libera da pregiudizi, preconcetti e anche da aspettative. Il cammiano dello yoga ci insegna a vedere ed accogliere le cose così come sono senza aggiungere nulla di più. Lo yoga è un mondo vasto, dalle mille sfacettature e ha attraversato trasversalmente culture nel corso di migliaia di anni, assorbendo qulache aspetto da ognuna. Ci sono svariate e nebulose idee su cosa sia lo yoga, che sarebbe riduttivo racchiudere in una semplice definizione da dizionario. Per cui è più facile cominciare con il chiarire subito cosa lo yoga non è:
– non è una religione
Nonostante affondi le sue origini in India tra il 3000 e il 1800 a.C., e molto spesso si faccia riferimento a nomi di divinità induiste o alla filosofia buddista, lo yoga è un cammino di conoscenza di sé stessi, conciliabile con ogni tipo di religione e allo stesso tempo totalmente libera da credenze religiose. – non è una ginnastica Sebbene sia considerato al pari di uno sport, (sempre borderline tra l’essere inserito tra le discipline del Coni che ne riconosce il valore come preparazione atletica…) ha a che fare con il corpo, ma non solo. E’ una disciplina che permette vari livelli di approccio, ma è difficile non accorgersi presto che, pur lavorando con il corpo, ci stiamo occupando della nostra mente e del nostro cuore. O meglio ci stiamo allenando, oltre che ad allungare le catene muscolari, a rinforzare il corpo, ecc, ad osservare le diverse risposte della mente e le reazioni del cuore.
– non richiede una particolare predisposizione fisica
La parte preponderante dello yoga che pratichiamo passa attraverso il lavoro corporeo: tuttavia le origini dello yoga erano quelle di un cammino spirituale, tramandato da maestro a discepolo. Le posizioni fisiche inizialmente erano pochissime e tutte mirate a preparare il corpo alla postura meditativa. Con il tempo si sono aggiunte molte posizioni o asana nella pratica yoga, alcune semplici, altre difficilissime. Ma il bello dello yoga è che è adattabile a tutti, ed essendo una disciplina attenta alle esigenze di ognuno, non ha protocolli specifici da applicare (ad eccezione per alcuni stili e approcci) e non è necessario saper eseguire ogni posizione, perché non ha obiettivi finali se non quelli di allenare il corpo e la mente ad un ascolto consapevole; in quanto allenamento sarebbe una disciplina da seguire tutta la vita, non qualcosa che si impara per passare oltre. E’ questo ciò che si intende quando si dice che lo yoga è uno stile di vita.
– non è una pratica di contorsionismo
Nel corso dei secoli lo yoga si è arricchito di varie pratiche, soprattutto fisiche, fino ad abbracciarne davvero tantissime. La prima premessa da fare è che la fisiologia degli indiani è diversa dalla nostra occidentale e che lo stile di vita è decisamente cambiato dal momento in cui lo yoga nasceva. Tant’è che uno dei primi maestri a diventare famoso in occidente è stato l’indiano B.S.K. Iyengar che ha adattato le posizioni dello yoga tradizionale a dei corpi diversi, introducendo supporti e tecniche specifiche. Se vi capita di vedere alcune foto del suo libro o di altri maestri indiani che praticano yoga vi scoraggerete subito, ci sono posture quasi impossibili da riprodurre. Aprendo un qualsiasi social non sfuggiranno le mille yoga-challenge o le contorsioni degne di una ginnasta: è bello ammirare il loro talento, spesso supportato da doti fisiche innate, ma non è quello il punto su cui focalizzarci. Noi andiamo per gradi, accettando le nostre caratteristiche e le nostre specificità.
– non ha un obiettivo
Quindi non è la realizzazione finale e perfetta di una posizione quello su cui concentrarci, né un obiettivo in particolare. Lo yoga è un percorso e come tale bisogna considerarne la visione più ampia. Quello che permette di sviluppare è un diverso approccio nei confronti della vita e di noi stessi. C’è chi comunque ama darsi dei piccoli obiettivi e sicuramente ci saranno molte conquiste sia a livello fisico sia interiore, ma è necessario tenere presente che non è quello che ci interessa. Per questo si può continuare a praticare la stessa posizione, la stessa sequenza tutta la vita e ogni volta eseguirla in modo leggermente diverso, con un atteggiamento sicuramente differente dopo anni di pratica. Lo yoga è sicuramente per tutti, ma comprenderlo a fondo non è per tutti: solo per chi si applica davvero con costanza e considera l’ora passata sul tappetino solo come l’inizio di un’attenzione diversa da estendere a tutta la propria esistenza. E per quanto sarebbe meraviglioso porci, come per i primi yogi delle origini, l’obiettivo dell’illuminazione (che nonostante tutto vi auguro con tutto il cuore!), non si arriva mai: è il cammino quello che conta e il modo in cui si cammina. La differenza è tra vivere con consapevolezza (anche una minima parte) o totalmente inconsapevoli.
Chi è consapevole è totalmente vivo, chi è distratto è come se fosse già morto. (Dhammaphada)
– non è competitivo
Lo yoga è un percorso tutt’al più da condividere con i nostri compagni di pratica, ma di certo molto intimo. Si crea a volte, durante la lezione, un silenzio magico generato dall’armonia di tante persone in pieno ascolto e raccoglimento. Quella magia che si realizza quando la mente è libera e si vive pienamente nel momento presente. La competizione non è richiesta e non è necessaria, soprattutto quella con se stessi. Imparerai che una pratica fondamentale è quella di osservare la nostra tendenza a giudicare: ci si stupisce sempre nello scoprire come in realtà siamo spietati soprattutto nel giudizio verso di noi. Proviamo a lasciar andare e impariamo a concentrarci su quello che c’è, senza aggiungere altro.
– non è una pratica statica
Lo yoga è meditazione, è anche rilassamento. Si sta seduti e fermi in una parte della lezione, ci si sdraia e si chiudono gli occhi alla fine, a volte si recita anche qualche mantra, come il famoso Om. Ma quello che c’è tra l’inizio e la fine della lezione può essere tutt’altro che statico! Puoi scegliere l’approccio che fa per te ovviamente, ma se hai voglia di passare per una maggiore fatica del corpo ti invito a non sottovalutare lo yoga. Perché una pratica può diventare faticosa? Che senso ha? C’è a chi piace, c’è chi invece ha necessità di partire da altri approcci, ma il senso della fatica fisica c’è. Oltre che avere i suoi benefici a livello fisiologico e biomeccanico, una pratica intensa si rivela utilissima dal punto di vista mentale. Per lo più durante la nostra giornata svolgiamo lavori sedentari, che ci stancano affollando la nostra mente di un sovraccarico di pensieri e preoccupazioni. Il lavoro fisico ci aiuta a concentrarci su quello che stiamo facendo e sostanzialmente non ci permette di pensare ad altro. In quest’ottica anche zappare, correre o ballare possono essere pratiche “yogiche”. Lo yoga ci aiuta a prendere consapevolezza anche di questo aspetto e a cercare le attività più adatte per noi in ogni momento. Il beneficio è sicuramente su tutti. L’interrogarsi sul perché sia benefico, perché ne abbiamo bisogno, cosa nasconda questo bisogno di liberare la mente e da che cosa liberarla..ecco è questo che fa la differenza tra una pratica profonda o superficiale, non tanto quanto e se riusciamo a stare a testa in giù!
– non è il rimedio a tutti i mali
Nonostante tutte le meraviglie elencate fin’ora c’è da precisare che lo yoga non è la panacea di ogni male. Se abbiamo una malattia esistono i medici e le medicine e se iniziamo un corso di yoga dovremo pazientare più di 5-6 lezioni per dire che non ci ha portati a nulla. Ognuno ha i suoi tempi. E nella scoperta di sé i tempi e i conteggi meglio lasciarli stare, dedicando quel tempo ad una pratica di qualità. Lo yoga è un ottimo supporto per alcune malattie, un sostegno in alcuni tipi di riabilitazioni, un valido aiuto per momenti di depressione, per chi soffre di ansia, per chi subisce lo stress della frenesia quotidiana. Ci sono studi su studi a supporto di tutto ciò. Ma in rarissimi casi l’insegnante di yoga è anche un medico, un fisioterapista o uno psicologo. Meglio, anzi, che queste figure siano ben distinte e che si interpellino, anche contemporaneamente, ma ognuno con le proprie competenze. Se un’insegnante di yoga vi prospetterà una guarigione totale grazie al suo metodo… diffidate. Se vi dirà che il percorso yoga può fare la differenza nel sostenere la terapia suggerita dal medico o dal terapeuta, le cose cambiano. L’insegnante di yoga non è nemmeno un guru, non è un illuminato e non è “arrivato” da nessuna parte, se non umilmente a scoprire il valore dell’ascolto, della gentilezza, della compassione, dell’empatia e della generosità. E con la stessa umiltà fa il possibile per trasmettere agli altri il percorso che ha intrapreso. Può provare a trasmetterti la gioia del camminare, lasciando che tu ne possa intravedere la bellezza, inducendo curiosità nel procedere e scoprire, mostrandoti una via che dovrai, però, percorrere da solo. Se ti dicesse di appoggiarti completamente a lui, perché sa esattamente dove portarti..ecco, detto chiaro, sarebbe un impostore o forse solo un’inconsapevole. Così come lo sarebbe un partner o un amico, persino un genitore, che ti chiedesse di fare totale affidamento su di lui senza renderti in grado di camminare con le tue, agili o meno agili, ma pur sempre meravigliose, gambe.
A cosa serve lo yoga?
Le pratiche yogiche migliorano la forza muscolare e la flessibilità del corpo, promuovono e migliorano la funzione respiratoria e cardiovascolare, riducono lo stress, l’ansia, la depressione e il dolore cronico, migliorano il sonno, migliorano il benessere generale e la qualità della vita. Lo yoga è ora considerato nel mondo occidentale come un approccio olistico alla salute ed è classificato dal National Institutes of Health come una forma di medicina complementare che agisce integrando le componenti fisiche, mentali e spirituali di un individuo per migliorare gli aspetti della salute, in particolare le malattie legate allo stress. La pratica costante dello yoga genera un’energia equilibrata, vitale per la funzione del sistema immunitario, migliora gli stati di depressione e può portare ad aumenti significativi dei livelli di serotonina. Aiuta inoltre a costruire massa muscolare e mantenere la forza muscolare, che protegge da condizioni come l’artrite, l’osteoporosi e il mal di schiena: durante una sessione di yoga, le articolazioni vengono stimolate nella loro gamma completa di movimento, apportando nutrienti freschi, ossigeno e sangue, aiutando a prevenire problemi come l’artrite e il dolore cronico. Con la pratica continua arriva un graduale allentamento dei muscoli e dei tessuti connettivi che circondano le ossa e le articolazioni, la fascia muscolare viene nutrita, lubrificata, permettendo di mantenere il nostro corpo in salute. Lo yoga incoraggia a rilassarsi, rallentare il respiro e concentrarsi sul presente, spostando l’equilibrio dal sistema nervoso simpatico e la risposta di fuga o lotta al sistema parasimpatico e la risposta di rilassamento. Quest’ultimo è calmante e ristoratore; rallenta la respirazione e la frequenza cardiaca, diminuisce la pressione sanguigna, abbassa i livelli di cortisolo e aumenta il flusso sanguigno all’intestino e agli organi vitali. Così dopo aver creato le condizioni a livello fisico e le risposte del nostro sistema nervoso, allo stesso modo impariamo a notare le reazioni e le risposte istintive della nostra mente, che si traducono in parole e azioni, e a volte si cristallizzano in abitudini. La parola Yoga significa unione: unire il corpo alla mente, al cuore, al respiro, unire l’attenzione al momento presente. Tutto ciò che separa genera sofferenza, ciò che unisce pacifica e guarisce: è attraverso l’unificazione del corpo fisico, del respiro e della concentrazione, durante l’esecuzione delle posizioni e dei movimenti che i blocchi nel corpo vengono eliminati e il sistema fisico e sottile del corpo diventa più equilibrato. La filosofia e la pratica dello yoga sono state descritte per la prima volta da Patanjali nel noto testo classico, Yoga Sutra. Solo tre dei 196 sutra menzionano gli asana, le posizioni, mentre il resto del testo discute gli altri componenti dello yoga tra cui la respirazione volontaria, la meditazione, i cambiamenti nello stile di vita e nella dieta, la visualizzazione e l’uso del suono, e molti altri. Patanjali delinea un ottuplice percorso verso la consapevolezza e l’illuminazione chiamato ashtanga, che letteralmente significa “otto passi”. In occidente gli aspetti dello yoga praticati più comunemente sono le posture fisiche e le pratiche di respirazione dell’Hatha yoga e della meditazione, ma tradizionalmente abbraccia moltissimi altre pratiche per cui la parte fisica ne rappresentava la minima parte (la via della conoscenza, della devozione, dell’azione, ecc). Come già detto le abitudini di vita sono molto cambiate dalle origini per cui è giusto che la parte più pratica abbia preso uno spazio più ampio, ma nello stesso tempo non bisogna dimenticare gli altri aspetti. Come accennavo prima, ci sono più strati di comprensione, ognuno arriverà dove desidera nel momento più giusto per sé. La pratica constante e consapevole ci permette di raggiungere la tranquillità della mente e creare un senso di benessere, una sensazione di rilassamento, una migliore fiducia in se stessi, una migliore efficienza ed attenzione, una minore irritabilità e una visione ottimistica della vita: per questo l’allenamento dell’ora di pratica non è solo fisico e sarebbe bello riuscire a riportare alcuni aspetti dello yoga nella nostra quotidianità. Riportare l’attenzione al respiro durante la nostra giornata, alla nostra attenzione giudicante, a come la mente tende a tenerci ancorati al passato, o a proiettare le sue preoccupazioni al futuro invece che dedicarsi a quello che stiamo facendo in questo momento. Creare il vuoto nella mente, ascoltare lo spazio tra i pensieri, significa mettere in pausa la mente discorsiva e trovare quell’ampiezza che ci permette di poter disporre delle capacità della nostra mente di concentrarsi e trovare idee e soluzioni creative, ci permette anche di entrare nel flusso che non è assenza di pensiero, ma focalizzazione ed estrema unione con quello che facciamo in quel momento. Insomma lo yoga e la meditazione non invitano a svuotare la mente per non pensare o restare unicamente nell’ozio, ma il fare spazio consente alla nostra mente di non essere oberata dal lavorio incessante e logorante dalla catena dei pensieri e delle distrazioni, per funzionare al meglio delle sue possibilità.
Lo Yoga e il buddhismo
La filosofia yoga si basa su testi come i Veda, gli Yoga Sutra, l’Hatha Yoga Pradipika, la Bhagavad Gita. Tutti testi dal grande valore spirituale e filosofico, nonché storico. L’India è una terra particolare, in cui la pluralità è di casa, l’induismo stesso è un groviglio di leggende, tradizioni e correnti tra cui è difficile districarsi se non cercando di ammorbidire il nostro modo di pensare schematico e ingessato. Gli indiani sono induisti, buddisti e musulmani, e a volte le tradizioni si confondono in una meravigliosa miscela di spiritualità. Lo yoga passa attraverso tutto questo. Anche per questo spesso chi si avvicina allo yoga non può non prendere in considerazione anche la filosofia buddhista. Il buddhismo così come lo yoga non è una religione, diversamente da quanto si creda. Buddha non è un dio o un profeta, ma semplicemente un uomo che ha raggiunto la beatitudine. Quel che più ci interessa, al di là della ritualità e delle credenze in cui il buddismo è avvolto, è che il Buddha ci ha lasciato istruzioni chiare e precise su come liberarsi dalla sofferenza. Chiare, non per questo facili: preziose però per intraprendere una via salutare e sorprendenti per la loro semplicità. Le prime indicazioni sono le Quattro Nobili Verità:
1- la sofferenza esiste
2- la sofferenza ha le sue cause precise nei tre inquinanti: ignoranza, attaccamento, avversione
3- la sofferenza può finire
4- esiste una via per liberarsi dalla sofferenza
A partire da queste affermazioni si delinea un percorso di conoscenza di sé che io trovo essenziale al di là della cultura o religione di appartenenza.
Cosa aspettarsi da una lezione di yoga?
Come abbiamo detto all’inizio è essenziale una mente “da principiante” e non giudicante, quindi il mio suggerimento è quello di non aspettarsi nulla, cercare il più possibile di lasciarsi andare all’esperienza lasciandosi attraversare dalle sensazioni, dai pensieri, dalle immagini mentali senza dare loro troppa importanza: sono forme passeggere della nostra mente. Quindi la cosa migliore da fare per affrontare una lezione di yoga è farlo così come dovremmo fare in ogni ambito della nostra vita: essere presente ad ogni momento con serietà, leggerezza e ironia, con costante gratitudine per le occasioni che la vita ci offre e cercando di accogliere quello che di buono ci regala.
Più scrivo più mi accorgo che le cose da scrivere sarebbero così tante da non bastare un breve manuale. Quindi ti auguro di saper intravedere la bellezza dello yoga che non fa altro che rendere manifesta e tangibile la meraviglia della vita. E ti auguro di viverla, invece che lasciarla scorrere per stare al passo con gli impegni e i compiti quotidiani. Non è un invito a ritirarsi dai doveri che la società ci impone: la nostra vita può anche restare esattamente quella di prima. Ma l’atteggiamento sarà nuovo, entusiasta, umile, accogliente.
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